Malfa - Pollara

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Pollara

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Frazione del Comune di Malfa,ormai famosa in tutto il mondo per "Il Postino" di Troisi. Questo posto sembra nato proprio per l'ultimo Troisi: stanco, desideroso di quiete e di riposo, ma ancora con un'irresistibile gioiosa ilarità che ancora non ha abbandonato il suo animo napoletano. Pollara è così, calma e silenziosa, ma allo stesso tempo viva e magnetica. Anch'essa un gigantesco anfiteatro, dove forse per l'ultima volta è andata in scena un'eruzione. Infatti il paese si trova all'interno di un "mezzo vulcano", l'altra metà è sprofondata in mare.

In questo piccolo posto dal punto di vista naturale c'è di tutto: un immenso arco di pietra (il "Perciato"), un faraglione dove vive una lucertola unica al mondo (la Podarcis raffonei alvearioi. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Podarcis_raffonei), strapiombi tanto alti da rimanere senza fiato solo a guardarli, grotte scavate naturalmente nella roccia, fondali che sembrano appartenere ad un sogno e, molto a largo, un vulcano sottomarino ormai inoffensivo da millenni e millenni. A Pollara la notte possono essere uditi i versi di uccelli notturni poco presenti nelle altre parti dell'isola.

L'origine del culto patronale, cioè Santo Onofrio, ha nel corso dei secoli alimentato tante leggende, anche per via del ritrovamento della grotta (di cui ancora sono visibili i resti, vicini ad una pozza intitolata al santo) dove vuole la tradizione avrebbe vissuto l'eremita. Ma chi era questo oscuro personaggio, in realtà? Quali erano le sue origini? Il mistero nascosto per più di mille anni pare essere stato finalmente svelato. La storia ci racconta che nell'alto medioevo molti monaci bizantini, per l'esigenza di diffondere nel mediterraneo i riti greco-ortodossi, e anche per sfuggire alle persecuzioni, si insediarono in molte zone dell'occidente. E quindi, anche in Sicilia. Alcuni arrivarono alle isole Eolie, come S. Calogero a Lipari o Sant'Onofrio che si insediò nella piccola borgata di Pollara, probabilmente prima che la stessa venisse abitata, vivendo in una grotta e meritandosi la santità con la severità dei digiuni e la rettitudine della propria vita. Pollara, infatti, secondo la tradizione risulta fondata intorno al XII° secolo, quando un gruppo di agricoltori calabresi colonizzò questa porzione dell'isola esposta ad ovest, portandosi dietro il culto di S. Onofrio. Se questa ricostruzione fosse esatta, il santo patrono della piccola comunità eoliana non sarebbe, come si è sempre pensato, un monaco orientale ma un eremita calabrese della zona del vibonese, poichè il S. Onofrio venerato in Calabria è un monaco di quella regione. Tutto ciò fa supporre che il ricordo del monaco orientale e il culto per il santo calabrese si siano sovrapposti dando origine all'attuale leggenda di S. Onofrio. La confusione sarebbe dunque nata da un errore degli agiografi che avrebbero sovrapposto le due figure. Il S. Onofrio raffigurato su statue e dipinti votivi è quasi sempre rappresentato nudo, coperto da un perizoma di foglie e dai suoi stessi peli o in qualche caso da pelli di animali. All'interno dell'antica chiesa c'era un antico quadro su vetro che raffigurava il santo, oggi tenuto caro dai Beni Culturali.

Ormai da più di venti anni, ogni prima domenica di giugno viene celebrata la Sagra del Cappero, una degustazione eno-gastronomica che attira ogni anno centinaia di visitatori. Vengono preparate pietanze a base di capperi locali, molto ricchi di iodio, e ad ogni edizione sono invitate personalità importanti nel mondo della gastronomia. Il 12 dello stesso mese, con la celebrazione del santo patrono, la gente di Pollara organizza nella propria piazza un'altra festa, più raccolta, dove si possono continuare a degustare le leccornie locali.

 



 
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