Leni

Stampa
isola-salina-leni-foto1
isola-salina-leni-foto2
isola-salina-leni-foto1
isola-salina-leni-foto2

Il nome del Comune di Leni deriva dal greco Lenòi, termine che indica i recipienti e le tinozze adoperati per pigiare l'uva. Unico comune dell'isola a non trovarsi sul mare, in tempi antichi fu la fortuna di molti abitanti di Salina. Più volte nell'arco dei secoli, infatti, la sua vallata ha dato rifugio agli isolani terrorizzati dalle frequenti incursioni straniere che giungevano dal mare.

 Se a S. Marina si creò col tempo una borghesia mercantile, a Leni, grazie proprio alla sua naturale conformazione del posto, si venne a creare una borghesia terriera. Nel XIX sec. Leni riuscì a raggiungere uno status economico molto positivo. La prova di ciò si riscontra nella costruzione della chiesa patronale di S. Giuseppe nel 1860, oltre ai lavori di ristrutturazione della chiesa del Terzito (vedi: Valdichiesa).

La gente di Leni, oggi come allora, mette tanto entusiasmo in ogni iniziativa che possa consistere in uno sviluppo effettivo del paese, come ad esempio la Tavolata del Santo Patrono che si svolge da qualche tempo il primo di maggio. Si è giustamente pensato di non far coincidere questa ricorrenza con quella di Malfa (cioè il 19 marzo), così si è fatto in modo di allestire il tutto per il giorno di S. Giuseppe Lavoratore. Comunque, anche questa tradizione risale probabilmente ad un periodo collocabile tra gli ultimi anni del XIX secolo ed i primi del XX. Per un lungo arco di tempo caduta in disuso, è stata poi portata in auge da alcuni anziani che hanno trasmesso il proprio sapere alle nuove generazioni. Ogni anno l'organizzazione si è sempre dimostrata all'altezza, facendo fronte, con opportuni accorgimenti, alla grande massa di visitatori. Ad ottobre viene organizzata "La giornata eno-gastronomica", in cui vengono preparate pietanze tipiche del periodo autunnale, assieme alla degustazione dei vini dell'isola. Alla fine di novembre, invece, si organizza "La festa dell'olio nuovo", in cui le famiglie cucinano diverse tipologie di pane nei forni a legna e poi lo offrono ai visitatori condito con l'olio preparato nel frantoio lenese. Tra le altre iniziative bisogna segnalare che il Comune di Leni organizza un bellissimo presepe vivente che negli anni ha raccolto ottimi consensi sia a livello regionale che nazionale. Inoltre è senza dubbio un'ottima località per chi volesse vivere una vacanza tranquilla, all'insegna del riposo e del totale relax.


Rinella

isola-salina-rinella-foto1
isola-salina-rinella-foto2
isola-salina-rinella-foto3
Rinella è una frazione del Comune di Leni. Un tempo chiamata Arenella, tale posto ha iniziato a vedere segnali d'avvio "soltanto" nel XVIII sec. Durante tale periodo iniziò a popolarsi di famiglie di contadini che prima abitavano la Valle, i quali iniziarono ad adattarsi anche ad una vita da pescatori. In breve tempo, quello che fino a poco tempo prima era stato uno scalo marittimo sfruttato solo di rado, diventò un luogo dal quale partivano imbarcazioni per lo smistamento di merci per Lipari e S. Marina. In seguito le imbarcazioni di Rinella iniziarono a scambiare i prodotti di Leni e Val di Chiesa direttamente con la costa campana.

Fu proprio a Napoli che la gente di Rinella entrò in contatto con il culto di S. Gaetano, Santo della Provvidenza e grande guaritore. S. Gaetano divenne il patrono di Rinella e, automaticamente, il protettore dei pescatori. Proprio per tal motivo, ogni 7 agosto, si dà luogo ad una singolare processione... con le barche. Sicuramente un evento non facile da vedere in un altro posto.

La chiesa attuale risale al 1853, ma il vescovo Beamonte già parla di una chiesa di S. Gaetano durante il suo viaggio a Salina nel 1736. Probabilmente si tratta della vecchia chiesa, poi adibita ad abitazione, di cui parla il Duca d'Asburgo nelle sue cronache. Anche se da alcuni manoscritti sembra che sia stato edificato un oratorio consacrato al santo già nel 1602; se fosse vero, quella di Rinella sarebbe la chiesa più anticha di Salina. Secondo alcune fonti furono proprio gli abitanti di Rinella a portare il culto di S. Gaetano ad Acquacalda. Questa era la zona di Lipari in cui le imbarcazioni rinellesi riparavano quando dovevano portare la pomice richiesta da S. Marina, oltre ad essere un sicuro approdo ogni qualvolta si dovessero recuperare le forze. La presenza della cappella di S. Gaetano ad Acquacalda è anteriore al 1771.

Oggi Rinella è il secondo porto commerciale di Salina e costituisce quello che potrebbe essere definito l'avamposto turistico di Leni. Il paese è anche famoso per essere stato il posto in cui è stata girata buona parte di un famoso film di  Wlliam Dieterle: "Vulcano". In questo film (distribuito dalla storica "Panaria film" del principe Alliata) vi recitò una superlativa Anna Magnani e proprio a questa attrice è stata dedicata una piazza, che si trova in una zona interna.

Rinella è un agglomerato di case che ricorda realmente qualche paese esotico, dove tra l'altro si è sviluppata molto velocemente una buona tradizione artigianale. Negli ultimi anni ha incrementato la propria attività turistica in maniera considerevole. La spiaggia di sabbia non è l'unica freccia che Rinella ha al suo arco, infatti sono state aperte nuove strade che conducono i visitatori lungo percorsi costellati da panorami favolosi. La zona che va verso Pollara presenta delle bellissime spiagge (sormontate da grandi alberi di ulivo) e fondali che farebbero morire di invidia anche le zone caraibiche, mentre la zona che va verso Lingua potrebbe apparire più anonima... ma c'è una sorpresa: infatti esiste ancora l'antichissima strada che unisce i due paesi. Non è in ottime condizioni, ma si parla già di un suo immediato recupero. Inoltre esiste anche una vecchia strada, questa in ottime condizioni, che, per chi volesse velocemente muoversi a piedi, collega Rinella con Leni. Vale sicuramente la pena di percorrerla.

Da ricordare la realizzazione di un meraviglioso anfiteatro in stile greco, situato in una zona molto panoramica, in cui vengono allestite interessanti iniziative teatrali.

 


 

Valdichiesa

isola-salina-valdichiesa-foto1
isola-salina-valdichiesa-foto2
isola-salina-valdichiesa-foto1
isola-salina-valdichiesa-foto2
Frazione del Comune di Leni. Mentre si sale verso questo piccolo paesino di collina si possono ammirare le robinie che, poste su entrambi i margini della strada, formano una specie di arco immaginario. Quando il fortunato visitatore vi passa sotto, potrà gustare i profumi della natura che sembrano "addensarsi" nell'aria frizzante che scende dalla montagna. Questo è infatti il centro urbano più profumato e fresco dell'isola.

A Valdichiesa si trova il Santuario (titolo che venne dato al tempio l'8 dicembre del 1969) della Madonna del Terzito, luogo di culto e di grande importanza storica. Sembra infatti che il tempio sia stato edificato la prima volta tra il V e il VI sec. da un monaco bizantino, instaurando uno dei più antichi ed importanti culti mariani occidentali. Negli anni bui della caduta dell'Impero in molti si rifugiarono nella valle di Lenòi (vedi oltre), tra cui anche monaci provenienti dalla parte orientale dell'Impero che predicavano l'apostolato. Nonostante l'imperversare delle guerre goto-bizantine (535-553), e quindi della "decadenza" materiale del tempio, la fama della Maria SS. della Salina continuò a diffondersi in tutto il Regno di Sicilia. Fu proprio sull'ondata di questo grande interesse religioso mai venuto meno che, circa un secolo più tardi, l'Imperatore Costante II decise di riedificare il tempio in questione. Vedendo che l'avanzata musulmana inficiava seriamente i territori orientali e che allo stesso tempo la Chiesa di Roma perdeva terreno di fronte alla nuova cultura bizantina, l'Imperatore decise di sferrare la sua offensiva consolidando un culto che nel resto dell'allora territorio italico godeva di un'importanza davvero marginale. Nel 700, dopo che l'umiliazione dovuta all'iniziativa di un Imperatore scismatico si era un po' affievolita, il vescovato di Lipari ritenne opportuno consacrare il tempio (molto probabilmente sotto la spinta del Papato).

Ma Val di Chiesa, assieme a tutta l'isola, sarebbe presto ripiombata nella desolazione. Dopo molti secoli, in cui l'isola venne ripopolata più volte, la chiesa mariana venne riscoperta da contadini dediti al disboscamento per conto del possidente liparoto Alfonso Mercorella. Il 23 luglio del 1622 vennero riscoperte le antiche mura della chiesa (ancora oggi il 23 luglio si festeggia la festa patronale, anche se pare che un tempo in tale data si celebrasse una ricorrenza legata ad avvenimenti commerciali). Secondo la leggenda i contadini vennero richiamati dal triplice suono di un campanello, udito dallo stesso Mercorella. La chiesa venne ricostruita lo stesso anno (contemporaneamente a quella di S. Marina), e da allora prese il titolo di Terzito. Sulla origine di tale nome ci sono due teorie: secondo alcuni deriva dallo spagnolo tresillo, che vuol dire terzina musicale, secondo altri (tra cui il Campis) il termine sta ad indicare che il tempio era stato effettivamente costruito tre volte. Il culto si diffuse ancor di più che in precedenza, grazie anche alla popolarità di nuovi culti mariani nell'isola di Lipari. Dal 1854 al 1860 fu attuata una trasformazione del tempio e contemporaneamente nacque un piccolo convento di religiose. Da allora per il tempio della Madonna iniziò una folgorante escalation: nel 1901 venne consacrata la nuova struttura e nel 1924 la Madonna venne solennemente incoronata. Nel 1948, mentre venivano costruiti i due nuovi campanili, la statua della Vergine fu portata in processione per tutte le Eolie. A coronazione di una grande fede cristiana, intesa in forma attiva e concreta, nel 1954 accanto al tempio venne inaugurata una casa di riposo per anziani e/o malati provenienti da tutte e sette le Isole. Tutt'oggi la casa di riposo funziona con grande solerzia e tutto grazie ad un gruppo di suore che crede ciecamente nel proprio lavoro (chiaramente identificato con la propria missione). Giustamente esse rifiutano l'erroneo nome di ospizio, cioè il termine che alcuni adottano per qualificare la casa di riposo per anziani.

Al santuario si giunge percorrendo una salita, all'inizio della quale si trova una piccola cappella della Addolorata risalente al 1855. Dietro il Santuario, che è posizionato proprio in quella sella che divide i due Grandi Monti di Salina, c'è una delle numerose strade che conducono alla cima di Monte Fossa delle Felci (dove una volta giunti si possono ammirare anche i castagni piantati in epoca Romana); probabilmente si tratta della strada più agevole.